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  • Immagine del redattoreCristina Maderni

Non è così che si “salva il lavoro”

Corriere del Ticino 13 dicembre 2019


IL TEMA / CRISTINA MADERNI / granconsigliera PLR


Pur ritenendo da sempre che il salario minimo non costituisce una soluzione adatta a risolvere i problemi del mercato del lavoro ticinese, noi parlamentari liberali radicali non abbiamo rinunciato a ricercare soluzioni efficaci per attuare al meglio la volontà popolare in materia, anzi! Ne è testimonianza la combattività con cui mercoledì, in Gran Consiglio, abbiamo sostenuto il nostro emendamento, un provvedimento specifico, concreto e non ideologico con cui abbiamo tentato di migliorare un rapporto di maggioranza dai contenuti inadeguati per il Paese. Abbiamo così dimostrato, nei fatti, il nostro impegno a favore dei lavoratori residenti, i cui interessi ci eravamo proposti di tutelare tramite la definizione di un articolato processo di monitoraggio e mitigazione dei rischi. Ed è proprio basandoci sulla consapevolezza che attuare un monitoraggio efficiente è non solo auspicabile ma anche possibile, che abbiamo ritenuto utile proporre l’innalzamento del valore della soglia finale. Una forchetta compresa fra 20 e 20.5 (e non 19.75 – 20.25) franchi avrebbe così potuto far seguito alla terza e ultima verifica del 2025, qualora non si fosse evidenziato un impatto deviante sul mercato del lavoro, a danno dei residenti. Impatto che invece avrebbe potuto essere scongiurato, affidando al Consiglio di Stato una ripetuta verifica del comportamento di importanti variabili-chiave: per la precisione i salari, la sostituzione di manodopera residente da parte di frontalieri, la perdita di posti di lavoro ed infine le prestazioni di sicurezza sociale. Ci eravamo inoltre proposti di anticipare di sei mesi l’introduzione del salario minimo, rendendo in tal modo possibile una prima analisi critica già a metà 2023. In uno scenario ottimista avremmo così ottenuto un anticipo della tempistica, un maggiore salario e inoltre una migliore sicurezza. Sicurezza che invece ci viene oggi negata da quelle parti politiche che hanno scelto in modo affrettato di non imporre verifiche serie: il tempo ci dirà con quali conseguenze. È stato quindi un peccato per l’intero Cantone che il nostro emendamento non sia stato accolto. Peccato, perché non è rinunciando a controllare i rischi che gravano sulla curva dei salari, sulla creazione di posti di lavoro, sulle opportunità a favore delle nostre lavoratrici e dei nostri lavoratori di ogni età che si può “salvare il lavoro in Ticino”!


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