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Immagine del redattoreCristina Maderni

Una previdenza più solida e a favore delle donne

Corriere del Ticino 6 agosto 2024

L’OPINIONE / CRISTINA MADERNI / deputata PLR in Gran Consiglio


La riforma della previdenza professionale in votazione il 22 settembre va sostenuta con determinazione. La posta è alta, si proietta ben oltre l’equilibrio finanziario della componente obbligatoria del secondo pilastro, che pure va garantito. Ancor più importante è la volontà di includere nel processo di formazione del risparmio previdenziale chi, oggi, di fatto ne è tenuto al margine.

Ne sono esempi chi percepisce i salari più bassi, chi nel corso della vita ha un accesso discontinuo al mercato del lavoro, chi svolge contemporaneamente più lavori, chi è soggetto a pause contributive per motivi che esulano dalla sua volontà. Non sarà

difficile per voi tutti riconoscere i volti delle donne in molte delle categorie descritte. Gli strumenti contemplati dalla riforma per rendere il sistema più inclusivo sono, essenzialmente, due. In primo luogo, l’abbassamento della soglia minima d’entrata, barriera che oggi molte persone che lavorano a tempo parziale o hanno più impieghi non raggiungono, risultando di conseguenza escluse dal secondo pilastro. Si stima che domani 70.000 nuove lavoratrici e lavoratori potranno accedere al sistema e che 30.000 persone con più di un impiego godranno di una contribuzione migliore.

In 70.000 potranno accedere al sistema e 30.000 godranno di una migliore contribuzione

Includere un maggior numero di lavoratori nel secondo pilastro certo è positivo, ma non basta. Il passo ulteriore consiste nell’aumentare la quota assicurata di salario, al fine di accumulare nel tempo un avere di vecchiaia superiore. Lo strumento è la ridefinizione della deduzione di coordinamento, vale a dire di quella componente di salario che non è assicurata, a danno dei redditi minori. Nella riforma, la deduzione non sarà più una cifra fissa di 25.725 franchi, ma il 20% del salario. Nel caso di un salario lordo di quaranta mila franchi

l’anno, la nuova regola porterà ad assicurarne l’ottanta per cento contro l’attuale trentasei. Venendo in particolare al mondo delle donne, è noto che l’abbassamento della soglia d’ingresso e la ridefinizione del salario di coordinamento sono condizioni necessarie per ridurre le disuguaglianze di genere nella previdenza. Questo è acclarato da studi e pareri giuridici condotti per conto della Conferenza svizzera delle/dei delegate/ i alla parità ( 2021) e per l’Alleanza delle società femminili ( 2024). In base al secondo studio, della riforma beneficeranno 359.000 persone, di cui 275.000 donne. Non posso di conseguenza che concordare con la co-presidente dell’Alleanza Kathrin Bertschy quando afferma che le donne saranno le vincitrici della riforma. Sostenere che la riforma va contro l’interesse dei deboli e delle donne è falso. Si tratta invece di un passo di cruciale importanza verso la parità previdenziale. Di qui il mio invito a votare « sì » il 22 settembre.


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