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Immagine del redattoreCristina Maderni

«Un balzello che va abolito»

Corriere del Ticino 27 ottobre 2022


TICINO / Un comitato interpartitico (formato da UDC, PLR e Centro/PPD) ha lanciato la raccolta firme per abrogare la tanto discussa tassa di collegamento Marchesi: «No a mettere le mani in tasca ai cittadini» - Padlina: «Un tributo inefficace» - Maderni: «A pagare sono soprattutto i ticinesi e i residenti»

di Paolo Gianinazzi




Sono ormai passati quasi sette anni da quando, il 4 novembre 2015, il Consiglio di Stato licenziò il messaggio che diede il via, politicamente parlando, alla tassa di collegamento. E ancora oggi, come allora, il «balzello» sui posteggi continua a far parlare di sé. Dopo il referendum e il vo-to popolare del 2016, presto i cittadini potrebbero tornare alle urne per esprimersi nuovamente sulla tanto discussa tassa. Un comitato interpartitico (forma-to da UDC, Centro/PPD e PLR) ha infatti lanciato ufficialmente la raccolta firme (dovranno raccoglierne 7.000 entro il 3 febbraio 2023) per cancellare la tas-sa di collegamento tramite un’iniziativa popolare legislativa. Gli argomenti messi sul tavolo a favore dell’abolizione del «prelievo» sui posteggi sono essenzialmente tre: la tassa è inefficace (nel diminuire il traffico), è inappropriata (in particolare in un contesto di difficoltà economiche come quello attuale) e infine è ingiusta poiché colpisce soprattutto i ticinesi e i residenti, in particolare chi vive in zone discoste e non può fare a me-no dell’automobile per recarsi al lavoro.


Per portare il popolo a votare, i promotori dell’iniziativa dovranno raccogliere 7 mila firme entro il 3 febbraio 2023

Dal contesto agli obiettivi

La premessa per il lancio dell’iniziativa, ad ogni modo, è quella dell’attuale contesto economi-co. «Dalla pandemia alla guerra in Europa. Poi l’inflazione galoppante con il prezzo della benzina, dell’energia, del gas e delle casse malati che aumenta. Siamo in una situazione parecchio complicata», ha rimarcato ieri, in una conferenza stampa, il primo firmatario dell’iniziativa Piero Marchesi (UDC). «Con tutta questa incertezza sul futuro, è buona cosa evitare di mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini, riducendo il loro potere d’acquisto in una situazione che è già complessa», ha aggiunto. Stando alle stime del comitato promotore dell’iniziativa, la tassa (che dovrebbe entrare in vigore dal 2025) costerebbe quasi 900 franchi all’anno a ogni ticinese che usa il suo veicolo per recarsi al lavoro. Tutto ciò, ha voluto sottolineare Marchesi, «per una tassa che non risolve il problema del traffico». Dal canto suo, il coordinato-re del comitato Gianluca Padlina (Il Centro/PPD) ha ripercorso la lunga storia della tassa di collegamento. E ciò per mettere l’accento su alcuni aspetti in particolare. In primis sul fatto che «lo strumento della tassa di collegamento è nato nel 2014, ossia in un momento il cui il Governo stava affrontando un momento difficile per le finanze dello Stato». In secondo luogo, Padlina ha pure ricordato che, «concretamente dal 2016 al 2020 la tassa è stata applicata», anche se non effettivamente incassata dallo Stato. Inoltre, riguardo alla decisione del Tribunale federale, avvenuta nel 2020, Padlina ha voluto rimarcare che «l’Alta Corte non ha dato luce verde alla tassa: preferisco, piuttosto, parlare di semaforo giallo, tendente all’arancione scuro». E questo perché, il Tribunale federale «ha indicato chiaramente che ammetteva il nuovo tributo, ma unicamente perché soggetto a un periodo di prova». Un periodo di prova «durante il quale si sarebbe dovuto dimostrare che gli obiettivi della tassa fossero veramente stati raggiunti». Altrimenti, ha aggiunto Padlina, «il TF ha detto che ci ritroveremmo davanti a un tributo inutile e vano, contrario al principio costituzionale della parità di trattamento». «Ma se a sei anni dalla sua introduzione – ha chiosato il coordinatore – non sappiamo ancora quali obiettivi dovrebbe perseguire, è evidente che ci troviamo in presenza di un tributo la cui efficacia è perlomeno dubbia».


«Intervenire sulla spesa»

Proprio sull’efficacia della tassa si è concentrato l’intervento del-la terza relatrice, la deputata dal PLR Cristina Maderni. «A nostro modo di vedere si tratta di una tassa inutile e inefficace. Dal 2016 al 2020, tutti i cittadini ticinesi si sono trovati a pagarla. Questi costi, non sono stati sostenuti dai frontalieri, ma ha-no inciso soprattutto sui resi-denti. E i parcheggi delle aziende sono stati pagati, di fatto, dai dipendenti. I parcheggi nelle città sono stati pagati da chi ne ha usufruito, mentre quelli dei Centri commerciali, inevitabilmente, sono stati ribaltati sui prezzi di vendita». Insomma, per Maderni, la conclusione da trarre è chiara: la tassa va abolita. E ciò anche alla luce del fatto che, «malgrado l’obiettivo iniziale fosse quello di ridurre il traffico, il traffico non è diminuito». Ma più in generale, ha osserva-to la deputata liberale radicale, «se oggi più gente sceglie il treno per spostarsi è perché l’offerta è migliorata, non certo per via della tassa di collegamento». Come dire: se vogliamo migliora-re il trasporto pubblico, lo strumento non deve essere la tassa di collegamento.

E «non dimentichiamoci - ha aggiunto Marchesi al termine dell’incontro con i media – che l’incasso previsto per questo tributo è di circa 20 milioni. E il Governo, quando ha presentato la tassa, non aveva negato che servisse pure per risanare le finanze dello Stato». Già, che dire dei conti cantonali, oggi come allora in difficoltà? Per Marchesi la risposta è chiara: «Pochi mesi fa con la votazione sul decreto Morisoli, il popolo ticinese ha approvato un principio molto chiaro: basta mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Se si vogliono risanare le finanze, bisogna intervenire sulla spesa». In fin dei conti, ha concluso, «si tratta di una scelta di campo: c’è chi vuole risanare le finanze continuando a tassare i cittadini. Il nostro fronte politico preferisce lasciare i soldi nelle tasche dei cittadini».

875 Franchi all’anno Per il comitato, chi va al lavoro con il proprio veicolo pagherebbe 875 franchi in più rispetto a oggi

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