Corriere del Ticino 16 settembre 2021
L'OPINIONE / CRISTINA MADERNI / deputata PLR in Gran Consiglio
Sono fortemente contraria all’iniziativa «Sgravare i salari, tassare equamente il capitale». L’iniziativa travisa il concetto di equa tassazione del capitale e non rende giustizia all’efficienza ridistributiva del sistema fiscale svizzero già oggi in vigore. La fiscalità è un esercizio di equilibrio, che non può essere raggiunto partendo da posizioni ideologicamente punitive verso chi mette le proprie risorse finanziarie a rischio e a reddito. Se accettata, l’iniziativa avrebbe come pericoloso effetto il produrre un disincentivo al risparmio e all’investimento. Ne conseguirebbe un impoverimento generalizzato dei cittadini, senza beneficio per alcuno.
L’iniziativa parte da un errore concettuale: contrapporre il lavoro all’investimento, cadendo in un atteggiamento confiscatorio verso i frutti del secondo. È il lavoro che, generando risparmio, rende possibile l’investimento che, a sua volta, genera lavoro. Un meccanismo virtuoso che va incoraggiato tramite condizioni quadro adeguate, ivi inclusa una fiscalità equilibrata.
La Modica proposta all’art. 127a della Costituzione federale è lacunosa e fuori contesto. Lacunosa in quanto il «reddito da capitale», la cui tassazione al 150 % costituisce l’oggetto del testo in votazione, non trova definizione nel diritto fiscale svizzero. Fuori contesto in quanto si ignora l’incidenza dell’imposta sulla sostanza presente in Svizzera, ma caso estremamente raro nei Paesi OCSE, per giunta particolarmente gravosa in alcuni Cantoni, Ticino compreso. Ci si dimentica di proporne l’abrogazione in caso di tassazione dei «capital gains».
Ancor più, il Comitato d’iniziativa non conduce alcuna analisi di fattibilità o di impatto. Perché tassare il reddito da capitale proprio al 150%?
Perché suggerire la soglia di 100 mila franchi e non un’altra cifra? E siamo sicuri che il provvedimento colpisca solo l’1%della popolazione e non un più ampio numero di risparmiatori? Io non lo penso!
Ritengo che l’imposta proposta non aiuti in definitiva nessuno, ma sia destinata a penalizzare la piccola imprenditoria caratterizzata da redditi misti da lavoro e capitale, a ostacolare le start-up e quindi l’innovazione, a impedire la successione aziendale. In una parola, a gravare sul ceto medio oltre che ad allontanare dal Paese le classi abbienti.
Sono questi i motivi per cui mi associo alla raccomandazione del Consiglio federale e del Parlamento di respingere un’iniziativa non necessaria e destinata a generare ingiustizie, a minacciare i posti di lavoro e a indebolire la piazza finanziaria svizzera.
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