Ticino Economico 07 novembre 2020
a cura di CRISTINA MADERNI presidente FTAF
Le aziende rappresentate da proprietà familiare rappresentano un elemento portante dell’economia Ticinese, oltre che di quella Svizzera
Sotto il profilo quantitativo, si stima costituiscano ben il 62% delle 36’000 aziende incorporate nel Cantone. Benché spesso di dimensioni contenute a livello individuale, quando aggregate si presentano come datore di lavoro e contribuente primario. La loro valenza strategica va però ricercata nel comportamento che le contraddistingue. Le aziende familiari costituiscono, infatti, un esempio positivo di attaccamento al territorio, capacità di pianificare nel medio termine, responsabilità sociale e ambientale, innovatività. Valori questi su cui la politica economica del Cantone intende dichiaratamente fare leva per produrre e distribuire ricchezza nel tempo. L’esperienza insegna che troppo spesso l’azienda familiare entra in crisi al momento in cui al titolare debba subentrare un successore, interno o esterno. Saper mitigare questo rischio è importante non solo per gli imprenditori e per le loro famiglie, ma per l’intera economia. Proporre e attuare regole e percorsi a ciò idonei costituisce oggi un processo urgente e complesso. Urgente, in quanto ogni anno migliaia di imprese ticinesi si avvicinano al momento del ricambio senza aver condotto riflessioni approfondite, né elaborato un piano operativo. Complesso, poiché gli attori cui viene richiesto di collaborare sono molteplici e coinvolgono sia il settore privato che quello pubblico. A quest’ultimo spetta il compito di porre regole efficaci in materia di diritto ereditario e fi scale. Proprio di recente, dopo una lunga attesa, questo lato dell’equazione presenta novità promettenti, come conseguenza diretta delle riflessioni apertesi in occasione delle riforme fi scali federali e cantonali e del progetto di revisione del diritto successorio svizzero in discussione alle Camere federali. Sul tema fi scale, mi preme innanzitutto segnalare la rilevanza dell’iniziativa parlamentare del 18 novembre 2019, volta a introdurre nella legge tributaria cantonale misure atte a favorire la trasmissione d’impresa. In questa sede, viene presa ad esempio la legislazione grigionese, per cui l’imposta sulla sostanza commerciale è ridotta del 75% se essa viene trasferita gratuitamente ad un beneficiario che dirige la stessa impresa. In determinati casi, sono previste agevolazioni anche per le persone giuridiche. Sul tema successorio, il 10 aprile 2019 il Consiglio federale ha proposto un avamprogetto contenente misure supplementari volte ad aumentare la libertà di disporre del testatore e di conseguenza ad agevolare la trasmissione della titolarità di un’impresa per via successoria. Un tratto distintivo dell’avamprogetto consiste nel facilitare il mantenimento dell’unitarietà dell’azionariato, consentendo ad un solo erede di ottenere la totalità di un’impresa nell’ambito della divisione dell’eredità, se il de cuius non avesse lasciato alcuna disposizione al riguardo. L’erede che dovesse restare a capo dell’impresa sarà inoltre facilitato nell’ottenere dilazioni dagli altri eredi, per evitare problemi di liquidità. Il valore d’imputazione dell’impresa verrà poi definito al momento della trasmissione e non della successione. Un’ulteriore proposta consiste nel distinguere fra componenti patrimoniali necessarie e non necessarie all’esercizio, al fine di non penalizzare gli eredi che dovessero uscire dall’azienda per quanto concerne l’attribuzione dei suoi beni patrimoniali, che potranno essere svincolati. Provvedimenti questi la cui implementazione ritengo sia utile e urgente. Ad essi sarebbe opportuno aggiungere un elemento che riguarda non solo la successione, ma più in generale la valutazione di società non quotate in borsa da parte delle autorità fi scali cantonali. Si tratta di rivedere i contenuti della Circolare 28 della Conferenza svizzera delle imposte (CFI), che ad oggi penalizzano chi reinvesta sistematicamente gli utili nella propria impresa. Noi fiduciari ticinesi siamo tradizionalmente vicini al problema della successione d’impresa, sia come consulenti delle famiglie imprenditoriali che si avvicinano al momento della transizione, sia in prima persona: noi stessi invecchiamo e ci dobbiamo porre il problema di quando e come trasmettere la nostra attività ad altri, nell’interesse delle nostre famiglie e dei nostri dipendenti. Non possiamo di conseguenza che auspicare che vengano definiti modelli empirici atti a tracciare un processo di valutazione ed implementazione facilmente accessibili. Saranno a tal fi ne funzionali l’attuazione dei progetti fi scali e successori descritti, la mobilitazione delle associazioni di categoria per creare una cultura della successione ed un percorso formativo adeguato, l’elaborazione, in un periodo di difficoltà di accesso al credito ordinario, di modalità di finanziamento alternative. Potremo così preservare nel tempo il valore tradizionale dell’imprenditorialità ticinese.
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